Fibromialgia, “malattia del secolo” : intervista al Dott. Alì Younes medico chirurgo algologo, specialista in anestesia, rianimazione e terapia del dolore
LA FIBROMIALGIA NON è UNA MALATTIA REUMATOLOGICA, MA SI TRATTA DI UNA NEURO-INFIAMMAZIONE SISTEMICA
TESTO dell'intervista al Dott. Alì Younes medico chirurgo algologo, specialista in anestesia, rianimazione e terapia del dolore
“I
 dati dicono che almeno due milioni di italiani, forse di più, sono 
affetti da questa patologia. Tuttavia non tutti coloro che asseriscono 
di essere colpiti da Fibromialgia risultano esserlo. Tecnicamente, la 
malattia colpisce notevolmente di più le donne, nella misura del 98%, 
rispetto agli uomini che però, quando ne vengono colpiti, subiscono 
effetti molto più devastanti e invalidanti, più incisivi anche a livello
 sintomatico. Come si arriva alla Neuro-Infiammazione Sistemica? Questa 
patologia ha avuto molte definizioni, perché fino a non molto tempo fa, 
era poco conosciuta e soprattutto, per arrivare a identificarla, si 
facevano diagnosi “ad esclusione”.
Oggi
 la ricerca ha fatto notevoli passi avanti e la malattia è stata 
chiaramente identificata, con le sue cause ed effetti, scientificamente 
provati, tanto che sono stati identificati due stati differenti, quello 
“primario” e quello “secondario”. Entrambi portano a un vero e proprio 
avvelenamento del sistema immunitario che, in risposta, produce appunto 
la neuro-infiammazione sistemica, originata da un “fatti scatenante”, 
ovvero, in linguaggio scientifico, un “trauma”, un elemento scatenante, 
che può essere fisico (incidente, fenomeni post-operatori, 
infiammazioni, infezioni, ecc.) o anche a livello emotivo, per cui si 
crea una alterazione fra il cosiddetto “cervello intestinale” e 
“cervello intracranico” con degranulazione delle sostanze infiammatorie 
nell’organismo, attraverso il sangue. E’ necessario affidarsi a 
specialisti per la cura della malattia, perché nessuna 
monospecializzazione medica può essere in grado di affrontare 
efficacemente il fenomeno. Non esiste un farmaco specifico, ma è 
necessario seguire attentamente un preciso percorso terapeutico 
multidisciplinare. Il cuore del problema, cioè l’effetto principale, sta
 nel fatto che il paziente perde la facoltà del sonno ristoratore, 
elemento che è assolutamente necessario recuperare. Secondariamente, 
bisogna eliminare gli elementi che determinano la diffusione della 
patologia, ovvero i corpi estranei della degranulazione. Terzo, 
stimolare la reazione del nostro sistema endocannabinoide che produce i 
naturali antidolorifici. Per aiutare l’organismo è essenziale svolgere 
attività fisica, anche se può costare sacrificio, perché fermarsi 
significa arrendersi. Assolutamente fondamentale è un adatto regime 
alimentare, perché il colon permeabile che permette alle tossine di 
passare nel sangue, e arrivano al cervello, va trattato in modo 
drastico. 
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E’
 molto utile corredare il tutto con discipline tipo Yoga, idrochinesi, 
massaggio terapeutico, camera iperbarica, e altre soluzioni. Per quanto 
riguarda l’aspetto farmacologico, è ormai un dato di fatti 
scientificamente accertato (e con questo voglio ricordare la Giornata 
Mondiale della Fibromialgia, il 12 maggio a Pescara, presso il Serena 
Majestic Hotel, dove presenteremo i dati della ricerca scientifica di 
laboratorio, relativi alla terapia farmacologica), che sia necessario 
assumere un certo tipo di farmaci per stimolare il nostro sistema 
endocannabinoide e immunitario, con lo scopo di ridurre al minimo la 
degranulazione nel sangue. Questo è particolarmente vero nel caso della 
donna, perché gli ormoni prodotti dall’organismo femminile interagiscono
 in modo sostanziale, con le cellule che portano al malattia, e in 
numero e modo dofferente rispetto all’uomo. In laboratorio abbiamo 
identificato alcune tipologie di recettori, e stiamo conducendo 
esperimenti sulle cellule infiammatorie, trattandole con fitofarmaci e 
fermaci a base di cannabis terapeutica che agisce sulla membrana 
cellulare come una chiave che chiude la serratura della degranulazione 
sanguigna. I risultati oggi sono positivi nella misura del 55-60%“.

