I mille volti del dolore


Ma de’ mali il peggior, miseria estrema è il cruccio del dolor
che giunto al colmo travolge ogni costanza
( John Milton)

Questa descrizione del dolore di John Milton è incisiva ed emozionante. 
Non si tratta di una espressione generata dalla fantasia del poeta inglese ma della drammatica testimonianza di una esperienza personale di dolore. 
John Milton era infatti affetto da una grave forma di gotta. 
Chi è colpito da gotta conosce bene il dolore nelle sue due varianti estreme: quello acuto, brutale e violentissimo dell’attacco acuto, e quello cronico ed ingravescente della gotta tofacea.

Il principale denominatore comune della maggior parte delle malattie reumatiche più gravi è rappresentato dal dolore cronico.

La definizione tradizionale di dolore cronico è quella di un “dolore che si protrae oltre i tempi normali di guarigione di una lesione o di una infiammazione, abitualmente 3-6 mesi, e che perdura per anni”.

Il dolore cronico è una condizione complessa con molteplici sfaccettature che si riflettono su molteplici versanti: psicologico, sociale, cognitivo e comportamentale. 

Le diverse componenti del dolore devono essere attentamente individuate e valutate per garantire un approccio razionale alla gestione del problema per evitare un inutile e pericoloso accanimento su falsi bersagli.

In campo reumatologico è necessaria una preliminare distinzione tra dolore legato alla presenza di un danno tissutale ben definito e dolore da alterata risposta sensitiva a stimoli non istolesivi.

Fra gli esempi più rappresentativi delle due distinte tipologie di dolore figurano la gotta acuta e la fibromialgia. 

La gotta acuta è una tempesta di fuoco: il dolore è acuto, localizzato nella singola articolazione colpita, insopportabile e si associa con espressioni inequivocabili di sofferenza tessutale. 
Le articolazioni colpite sembrano esplodere e non possono essere nemmeno sfiorate. 

La fibromialgia, al contrario, è una drammatica condizione caratterizzata da dolore generalizzato, incessante ma del tutto invisibile a chi non lo prova, in quanto non associato a segni che possono far comprendere a chi osserva in modo intuitivo ed inequivocabile la drammaticità del problema.

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