intervista al dott. Giovanni Biasi, Dirigente Medico I livello UOC Reumatologia – AOUS,(Azienda Ospedaliera Universitaria Senese)

23 novembre 2014 - intervista al dott. Giovanni Biasi, Dirigente Medico I livello UOC Reumatologia – AOUS,(Azienda Ospedaliera Universitaria Senese) Responsabile Centro Dolore Cronico Reumatologico, attivo dal 2011. 
 
 
dott. Biasi, Sono stati compiuti passi avanti nella ricerca medica sulla sindrome fibromialgica? “Sicuramente negli ultimi anni sono aumentate le nostre conoscenze sul problema FIBROMIALGIA. L’aspetto che ritengo più importante è l’inserimento della SF nell’ambito delle cosiddette “sindromi da sensibilizzazione centrale”, che rappresentano un insieme di patologie caratterizzate da dolore cronico senza una causa sottostante ben definita con le comuni metodiche diagnostiche. Esempi tipici di queste condizioni sono la sindrome da fatica cronica, la cefalea muscolotensiva, il colon irritabile, la sindrome delle gambe senza riposo o la vulvodinia. In tutte queste condizioni sono presenti due elementi distintivi: a) iperalgesia, cioè sensazione dolorosa più intensa del normale in risposta ad uno stimolo doloroso b) allodinia, cioè sensazione dolorosa in risposta ad uno stimolo non doloroso (p.es. il semplice sfioramento o tocco della pelle) Questi aspetti dipendono da alterazioni della percezione degli stimoli dolorosi (la cosiddetta soglia del dolore) che si sviluppano nel Sistema Nervoso Centrale (cervello e midollo spinale), a causa di uno stimolo iniziale che attiva le vie della percezione del dolore, ma successivamente non appare più evidenziabile e l’unica manifestazioni clinica è rappresentata dal dolore. Fattori individuali, genetici o ambientali sono considerati cofattori responsabili dell’automantenimento della sindrome e qualsiasi stimolo esterno diviene doloroso a causa dell’iperalgesia e dell’allodinia. Nella SF prevalgono i sintomi dolorosi muscolo-scheletrici diffusi, associati ad alterazioni della qualità del sonno e profonda astenia, oltre che ad alterazioni ansioso-depressive, spesso reattive al dolore cronico. Quindi ribadisco il concetto che non si tratta di una malattia “psicosomatica” o legata ad un generico “esaurimento nervoso”, come spesso si riteneva in passato, etichettando così questi malati in maniera decisamente impropria; analogamente si esclude una causa infiammatoria o infettiva specifica oppure legata a cattiva alimentazione (al massimo si può parlare di concause).” – – Ci sono cure efficaci o nuove cure per i pazienti che soffrono di questa patologia? “Il miglioramento delle conoscenze sulle modalità di sviluppo della malattia ci ha fornito senz’altro armi più efficaci nel controllo della malattia. In particolare esistono alcuni farmaci ad azione antidepressiva, che sono in grado di riequilibrare la soglia di sensibilità al dolore, ad esempio la duloxetina o la paroxetina. Inoltre sono utilizzati con successo farmaci che riducono l’ipereccitabilità del sistema nervo centrale, come il pregabalin o il gabapentin. Tuttavia i risultati migliori si ottengono associando, in un contesto multidisciplinare, terapie riabilitative e terapie psicologiche di tipo cognitivo-comportamentale.” – Secondo lei, nel nostro Paese la sindrome fibromialgica è conosciuta a sufficienza dai medici? “Senza dubbio negli ultimi anni le campagne di informazione istituzionali, i corsi di aggiornamento e la maggiore sensibilità dei pazienti, unitamente allo sviluppo di Internet come mezzo di comunicazione e aggiornamento, hanno indotto una buona conoscenza del problema nel mondo medico in generale, ma, come sempre, esistono ulteriori margini di miglioramento.” – Perché ancora oggi, a differenza di altri stati europei, l’Italia non riconosce l’invalidità ai pazienti affetti dalla sindrome fibromialgica? “La SF sconta senza dubbio il fatto di essere una malattia in cui mancano alterazioni anatomo-patologiche ben definite ed esami diagnostici specifici, tant’è che la diagnosi si fa per esclusione di altre patologie; inoltre è una patologia “giovane”, le cui caratteristiche cliniche (come detto sopra), sono ancora in evoluzione e quindi è difficile individuare con accuratezza i corretti parametri necessari per definire i livelli di invalidità. Infine non dimentichiamo che l’attuale situazione economica del Paese non consente aumenti nel campo delle spese sanitarie e sociali, anche se in alcune Regioni come Lombardia e Toscana sono stati fatti e si stanno facendo molti passi in avanti verso un riconoscimento ufficiale della malattia.” – Si può ritenere la fibromialgia una malattia sociale? “La mia risposta è SI; la fibromialgia, oltre ad avere dei costi diretti a causa delle spese che il paziente deve sostenere per esami diagnostici e terapie, ha dei costi indiretti molto elevati rappresentati da riduzione della capacità lavorativa, con assenze per malattia o demansionamenti, o dalle spese per raggiungere i luoghi ci cura. Ma non dimentichiamo i cosiddetti costi intangibili, rappresentati dal peggioramento della qualità di vita, con difficoltà nella vita familiare o nelle relazioni sociali.” –Può dirmi quanti sono indicativamente i malati di fibromialgia nel nostro Paese? “Si calcola che la fibromialgia colpisca fra il 2 ed il 5% della popolazione generale.” –Può esserci una terapia definitiva per chi soffre di fibromialgia? “Se per terapia definitiva intendiamo una “pillola” che faccia passare subito e definitivamente i sintomi della malattia, dico di “NO. In realtà con un corretto approccio multidisciplinare che integri terapie farmacologiche, riabilitative e psicoterapeutiche, è possibile ottenere un adeguato controllo dei sintomi ed in maniera stabile nel tempo. E’ necessario un ottimo rapporto medico-paziente per individuare insieme le priorità e le modalità ottimali per il raggiungimento degli obiettivi, che possono essere diversi da un paziente all’altro.” 
di FRANCESCA LIPPI
 
FONTEhttps://www.ilmiogiornale.org/fibromialgia-verso-il-riconoscimento-di-invalidita-per-i-malati-che-soffrono-della-sindrome-da-sensibilizzazione-centrale/
 
 http://srvinet.ao-siena.toscana.it/Dip_medicina_interna_indirizzo_specialistico/Reumatologia_informazioni.pdf

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