La sindrome fibromialgica o fibromialgia - [articolo del Dottor Felice Galluccio]
La sindrome fibromialgica o fibromialgia è una malattia cronica (reumatismo extra-articolare) caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso associato in modo variabile all’astenia, ai disturbi del sonno e ai disturbi dell’umore.
Dr Felice Galluccio
La sindrome fibromialgica ha una prevalenza
del 2-4% e colpisce più frequentemente il sesso femminile (90%), con
insorgenza nelle fasce di età tra i 25 e i 35 anni e tra i 45 e i 55. In
una buona percentuale dei casi (7% circa) è presente aggregazione
familiare.
La sindrome fibromialgica rientra
nelle sindromi da ipersensibilizzazione centrale, caratterizzate da
iperalgesia (risposta esagerata a uno stimolo doloroso) e allodinia
(dolore provocato da stimolo non doloroso). Tale processo si manifesta
quando lo stimolo necessario per generare una risposta dolorosa
diminuisce nel tempo mentre la risposta allo stimolo stesso aumenta.
Tutto il processo è sostenuto dallo squilibrio dei neurotrasmettitori
che agiscono nei meccanismi della nocicezione quali serotonina e
noradrenalina (inibitori) e sostanza P, glutammato e amminoacidi
(eccitatori). La riduzione dell’attività degli inibitori e l’aumentata
attività degli eccitatori produrrebbe l’amplificazione del segnale
doloroso e la sua distribuzione territoriale che caratterizzano la
sindrome fibromialgica. Tali neurotrasmettitori sono regolatori di altri
processi fisiologici quali il sonno per cui l’alterazione di questo
equilibrio potrebbe essere il generatore della gran parte dei sintomi
presenti in questa malattia.
Quindi la sindrome fibromialgica, come le
altre sindromi da ipersensibilizzazione centrale (ad es cefalea) si
caratterizzano per l’assenza di una patologia organica sottostante e
dalla presenza di sintomi comuni quali iperalgesia e allodinia, astenia e
disturbi del sonno, a cui si associano frequentemente depressione,
ansia e attacchi di panico, insonnia e ipocondria. L’associazione con
queste ultime non significa che la fibromialgia sia una malattia
psicosomatica ma che è presente una alterazione della processazione
emotiva degli stimoli dolorosi (risposta allo stress) che faciliterebbe
il mancato adattamento e la cronicizzazione dei sintomi. Per tale motivo
la sindrome fibromialgica è una malattia a se stante e non una
manifestazione somatica di disturbi psichici!
Il quadro clinico della
sindrome fibromialgica è piuttosto ampio e variabile. Il dolore è il
sintomo cardine ed è generalmente diffuso e continuo anche se in un
primo momento, all’esordio di malattia, può essere localizzato ad una
sola regione (spalle, cervicale etc). Il dolore si esacerba con gli
stimoli ambientali (freddo, aria condizionata, umidità), psicologici,
stress e dall’affaticamento. Pertanto, per diminuirne l’intensità, il
paziente generalmente riduce le attività fisiche sia quotidiane che
lavorative fino a provocare, in casi limite, la completa immobilità del
malato, il quale resta tutto il giorno seduto o a letto. I tender points
(punti dolorosi) sono punti di intensa dolorabilità e sono distribuiti
costantemente in corrispondenza delle prominenze ossee, dei tendini o
della giunzione miotendinea. Altro sintomo praticamente costante è la
rigidità, generalmente di breve o media durata localizzata o diffusa.
Oltre al dolore e alla rigidità esiste un corteo di altri sintomi:
- L’affaticamento e l’astenia sono sintomi riferiti dalla quasi totalità dei pazienti, che spesso sono predominanti ed essere percepiti come prevalenti rispetto alla sintomatologia dolorosa.
- i disturbi del sonno sono praticamente costanti e responsabili, al momento del risveglio, della ricomparsa del dolore e dell’astenia. I disturbi del sonno riguardano la difficoltà ad addormentarsi, dai risvegli notturni e dalle turbe del sonno profondo (non ristoratore).
- Disturbi dell’umore quali ansia e depressione, ipocondria e attacchi di panico ma anche sensazione di disagio per l’impossibilità a dimostrare la causa del suo male (sensazione di malato immaginario)
- Cefalea ed emicrania
- Disturbi della percezione, quali parestesie e disestesie (formicolii, sensazione di punture di spillo, anormale sensazione di caldo o freddo) oppure sensazione di gonfiore a mani e piedi, arrossamento delle mani o vasospasmo da freddo
- sindrome sicca da alterazione del sistema vegetativo
- alterazioni dell’equilibrio (senso d’instabilità e di sbandamento o vertigini)
- sindrome del colon irritabile
- dismenorrea, vaginismo, sindrome uretrale femminile e di rado cistite interstiziale
- dolore alla gabbia toracica che si può accompagnare a tachicardia con cardiopalmo
- sintomi cognitivi come confusione mentale, difficoltà a concentrarsi, perdita della memoria a breve termine e sensazione di testa vuota.
- contrattura muscolare generalizzata o localizzata
- crampi e sindrome delle gambe senza riposo
La diagnosi della sindrome
fibromialgica è generalmente complessa e spesso il paziente giunge ad
una diagnosi dopo anni dall’esordio dei sintomi. Tale difficoltà è data
soprattutto dalla mancanza di una patologia organica rilevabile agli
esami di laboratorio o strumentali, che spesso deviano il percorso
diagnostico allungando i tempi di inizio delle terapie. Questo ritardo,
oltre ai notevoli costi sia per lo stato che per il paziente, genera una
sfiducia verso il personale sanitario e le cure che gli vengono
proposte. A questo punto la comunicazione risulta spesso difficoltosa e
viene a mancare la fiducia tra medico e paziente che è il fondamento di
ogni precorso terapeutico. Molti medici infatti riferiscono che la
sindrome fibromialgica e la malattia più frustrante, per l’impossibilità
di instaurare una relazione comunicativa con il paziente.
Considerata la complessità
della sindrome fibromialgica, il trattamento deve essere
multidisciplinare, individuale e personalizzato e deve includere sia le
terapie farmacologiche che la riabilitazione sia fisica che
psicologica-cognitiva.
Fondamentale è che il paziente sia il cardine su cui ruotano tutti gli operatori sanitari implicati nel percorso terapeutico
Il trattamento farmacologico è sintomatico e
i farmaci a disposizione sono numerosi visto la vastità di sintomi che
caratterizzano la malattia. Tra questi si annoverano gli antidepressivi
triciclici (amitriptilina), gli inibitori del reuptake della serotonina e
della noradrenalina (duloxetina e milnacipran), gli inibitori selettivi
del reuptake della serotonina (fluoxetina e citalopram) e gli
anticonvulsivanti (pregabalin e gabapentin). I FANS e i cortisonici
hanno scarso impiego visto che la loro efficacia è limitata e di breve
durata e gli effetti collaterali spesso superano i benefici. I fitocannabinoidi
(Cannabis terapeutica cv Bedrocan), grazie al loro meccanismo d’azione
molteplice e alla loro distribuzione corporea, stanno dimostrando
un’efficacia sempre maggiore in particolar modo sul dolore (sia
muscolo-scheletrico che neurogeno), sulle contratture muscolari (potente
miorilassante), sulla cefalea, sui disturbi del sonno e sulle
manifestazioni vegetative.
Al trattamento farmacologico, che ha una azione facilitante la guarigione, va associato obbligatoriamente un percorso riabilitativo globale,
che permetta il recupero delle attività quotidiane e lavorative, della
serenità e della fiducia in se stessi e nella loro capacità di
controllare la malattia se non di guarire.
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